domenica 7 settembre 2008

La natura minacciata

La natura è minacciata per più versi. La chimica, il ciodue, la cementificazione selvaggia, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento della temperatura media terrestre. I segni sono visibili in televisione: si coprono i ghiacciai, si rilevano temperature anomale, persino gli orsi polari sono alla disperata deriva su un piccolo pezzo di pack, destinati a morire di fame o di fatica.

È l’uomo, evidentemente, che ha sfruttato troppo la natura, che l’ha inquinata, che la inquina tutt’ora e che non vuol cambiare rotta.

Bisogna risparmiare acqua: quando vi lavate i denti chiudete il rubinetto? No? Male, molto male. Questa del rubinetto mentre mi lavo i denti è diventata un’ossessione, un tropos.

In ogni caso ci beviamo SENZA senso critico tutto quel che ci dicono in televisione. Il legame tra causa ed effetto è semplificato dal giornalista di passaggio, in modo che la realtà sia sempre spiegabile e comprensibile...

Oggi mi son fermato a chiacchierare con un amico, un contadino anziano. Mi diceva che questa è una stagione strana: è venuta la neve, questa primavera è piovuto, ma i rivi e i torrenti sono quasi secchi. Eppure quand’era fanciullo sotto una certa misura d’acqua, nel torrente sotto casa, non si scendeva mai, neppure negli anni più siccitosi. Forse hanno captato la fonte per l’acquedotto? Forse la captano dei pozzi? Qualcuno la aspira con idrovore per bagnare le coltivazioni? No. Non c’è nessuno che coltiva in questa vallata, l’acquedotto lo prelevano in un'altra zona. Nessuno ha idrovore. E allora?

Allora lui una teoria ce l’ha: tutte le colline che si vedono da qui – mi dice – devi pensarle intensamente coltivate e non coperte di boschi come ora le vedi. E non solo questa vallata ma pure tutte le altre. Allora io penso che un albero consuma molta più acqua di una zolla d’erba, di una pianta di patate, di una rapa. E la pianta va in profondità, e succhia pure l’acqua delle falde più basse. Se no non si spiegherebbe la carenza perenne d’acqua. Noi qui una volta non abbiamo mai avuto il problema dell’acqua. È che in tutti questi anni il bosco s’è allargato, espanso a dismisura. Tutte le fasce a mezza costa, una volta poste a ortaggi o cereali, oggi sono invase da piante d’alto fusto. Quanta acqua beve un cerro di vent’anni in una stagione? E gli innumerevoli ontani (“verne”) che si trovano vicino ai corsi d’acqua?

Ha ragione. Tutto questo messo in relazione che il bosco, in Italia, negli ultimi anni, sta crescendo consente di fare una piccola speculazione: quanta acqua in più consuma il bosco italiano da cinquant’anni a questa parte? Tutti i nostri appennini sono coperti da piante che succhiano acqua che rendono all’atmosfera.

E la natura?

Da domani per lavarmi i denti invece che chiudere il rubinetto andrò in un boschetto a divellere alcuni rami…