È la prima volta che mi dispiace conoscere l’autore di un libro. Mi dispiace perché il libro mi piace molto, e il parlarne bene potrebbe far pensare che io sia ben disposto, accondiscendente, accomodante con lui. Assicuro il lettore che non è vero: il libro è proprio di quelli indispensabili, con o senza il mio parere o la mia conoscenza dell’autore.
Si tratta di un testo appassionato e dettagliato che, con la scusa di parlare delle pretese riforme scolastiche, pone questioni di livello maggiore (non si può dire superiore), più ampio, descrivendo in maniera perforante la società attuale.
Il titolo, tanto per capirci, è: “Con il grembiule siamo tutti più buoni! La scuola italiana tra falsi problemi e pessime soluzioni”, l’autore è Davide Montino (edizioni Selene, 2009).
Non voglio disquisire di tutto il libro, preferisco svolazzare di fiore in fiore, invitando di cuore le persone assennate a procurarselo, ché serve a capire il mondo intorno a noi.
“Di cosa parliamo quando parliamo di scuola?” si chiede carverianamente l’Autore. E forse potrebbe essere il vero titolo dell’opera. La condizione attuale è che una trentacinquenne avvocato abilitato in Calabria è ministro dell’istruzione. Come ministro varerebbe una riforma (l’ennesima) di cui si è diffusamente parlato: grembiule, così sono tutti uguali; voto in condotta; norme anti bullismo; lotta ai fannulloni; ordine, disciplina, lavoro e progresso, verrebbe da dire.
Grattata via la vernice televisiva resta sulla carta un pesante ridimensionamento dei fondi a disposizione della pubblica istruzione. Allora, all’ombra di tutte le proposte e i progetti che sguazzano tra i telegiornali come cefali impazziti tra gli scogli, si rischia perfino di capire l’estremo paradosso di un potere che dice di fare di più, togliendo risorse, basando la sua dirittura sulla critica del Sessantotto come fomite di ogni male scolastico. Paradossale anche questo, visto che il Sessantotto (che mi risulta difficile identificare in un unico insieme omogeneo e continuo) è passato da più anni che quelli compiuti dal ministro. Ma credo sia lo stesso ritornello di quando si parlava di “egemonia culturale della sinistra”, ci tocca, non ci si può far nulla, come quando piove…
La scuola è dentro la società. Della scuola si occupano i religiosi, i politici, i sociologi, gli psicologi, gli avvocati e i giornalisti. Verrebbe da chiedersi a cosa servono i pedagoghi, i maestri e i professori.
Problemi della scuola oggi? I bulli, l’indisciplina, i giovani non hanno più valori, non sappiamo trasmettere valori, gli extracomunitari fanno danno agli italianissimi alunni, in secondo piano l’attualità dei programmi. E poi cosa veniamo a scoprire leggendo il libro in questione? Ecco: “L’associazione per la lotta all’analfabetismo rende note alcune cifre: in Italia ci sono 782.000 analfabeti totali, 6.000.000 di persone hanno frequentato saltuariamente e male le scuole elementari, 20.000.000 (36,5% della popolazione) ha grosse difficoltà nel comprendere e scrivere un testo”.
E se questo fosse un punto di partenza per molte discussioni sulla scuola? E poi, la parola “democrazia” ha senso con una percentuale del genere di persone così poco istruite? Come posso permettermi di affrontare qualsiasi altro discorso, dalla sicurezza all’economia, dall’ambiente alla casa, dallo stipendio financo al giardinaggio, se ho dei problemi di comunicazione di questa portata. Ecco, appunto, la scuola non riguarda solo “la scuola”, ma tutti noi e il mondo a venire.
Cito ancora: “I giovanissimi imparano dalla Televisione e spesso dai loro genitori, dai discorsi che gli adulti fanno e dagli esempi che danno, che tutto è valido allo stesso modo, e quindi che l’opinione dell’esperto è valida solo se conferma quello che voglio io, altrimenti la rigetto. E i primi a fare così sono i politici”. Ognuno pensi al programma che gli pare più rappresentativo in questo senso: reality, MC Show, Domenica In. E anche le “Iene” che passano per quelli graffianti, di rottura, che “mettono alla berlina” l’ignoranza dei politici, e che così rassicurano tutti gli spettatori che ignoranti lo sono e ci si beano…
Mi piace aggiungere ancora che dell’Autore conosco il modo di scrivere misurato, severo, preciso, scevro da sentimentalismi e sempre adatto. In questo caso mi pare che si sia messo un po’ più comodo, si sia allentato il nodo della cravatta (senza toglierla) ed abbia messo una dose misurata di sana passione in questo lavoro, il che ha reso la scrittura particolarmente godibile, scorrevole, colorata, ma comunque limpida.
A lui ho detto che di questo libro mi pare di vederlo come un orologio aperto, in cui si vedono chiaramente gli ingranaggi lustri girare precisamente e utilmente.
Per dire tutto quello che vorrei dire la recensione dovrebbe essere più lunga del libro stesso, e questo è contario alle consuetudini.
Se avete letto fin qui questo post non potete far altro che procurarvi il libro in questione, vi assicuro che ne vale la pena.
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