mercoledì 13 aprile 2011

Onore e memoria


Le parole sono importanti. Ne avevamo parlato proprio con Davide. Aveva visto il film di e con Moretti "Palombella rossa". C'è una scena (divertentissima) in cui una giornalista intervista il protagonista Michele, dicendo una quantità di luoghi comuni e usando parole "trendy". Michele accusa dolore fisico, alla fine reagisce urlando, schiaffeggiando l'intervistata ("Come parlaaa! Chi parla male pensa male!").
Questa scena era stata vista e commentata da Davide con un certo interesse. Si comincia proprio dalle parole, dalla scelta delle parole. Poi si prosegue con una certa superficialità, oppure con sicumera. Siamo tutti esperti di tutto. Abbiamo tutti diritto di parola su tutto. E invece non è vero: i diritti si conquistano, come la cultura, la conoscenza. Il diritto non è innato con l'uomo.
Un giornalista ha parlato del premio alla tesi di laurea in Storia della scuola che stiamo formalizzando in questi giorni. Ha scritto, nel titolo:"Premio in onore di...". Niente di male, per carità. Ma la parola "onore" suona male nel contesto di Davide. Non che non sia onorevole, ma "onore" e "orgoglio" sono termini che Davide avrebbe lasciato volentieri ad altre radici politiche ed etiche.
Davide non era "orgoglioso", ma più semplicemente 'consapevole', serenamente certo del suo compito, del suo mestiere, della sua preparazione, della sua vocazione (se vogliamo), tutto quanto come frutto di un progetto di vita, di un processo, fatto di impegno e dedizione.
Il lavoro di storico consiste proprio nel dovere di individuare le differenze, anche piccole. Di studiare le particole che fanno la differenza. Agli altri il giudizio, a tutti. Ma le differenze contano. Eccome.

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