
Sono seduto a tavola. Davanti a me c'è un pollo arrosto appena uscito dal forno. E' profumatissimo e croccante, bene arrostito. Vicino ho un piatto di patate al forno. Belle arrostite. Mi sono guadagnato tutto: ho lavorato, ho accumulato soldi, li ho investiti bene, e adesso mi godo il frutto di quest'impegno. Uno splendore. C'è tanto da mangiare che mi cade persino un po' di roba dal piatto, e io non faccio neanche la fatica di raccoglierla.
All'altro capo del tavolo, a circa un metro da me, ci sono una decina di persone. Sono nate tutte in una baracca, hanno perso fratelli appena nati, d'inedia, chè la mamma non aveva latte. La madre aveva l'AIDS e non ha fatto in tempo a coccolarli. Hanno cominciato a lavorare a cinque anni, alcuni in miniera, altri a cucire scarpe o palloni. Sono cresciuti nell'ignoranza e nella miseria. L'unico cenno di umanità è stata quella che gli hanno dato delle scuole coraniche, insegnando a memoria e senza ragionamento l'appartenenza a una nazione, a un dio, a una terra e ad un sangue. Una retorica che fa presa dappertutto.
Ora, io mi aspetto che questa gente abbia rispetto per il mio lavoro e il mio pollo arrosto profumato. Io credo di aver diritto di mangiarlo e non dividerlo con nessuno. O magari posso dar loro le ossa da raccogliere, o gli scarti, quando sarò sazio.
D'altra parte sono dei barbari: gente senza civiltà. Basta pensare che bevono l'acqua dei pozzi, sporca di terra, tant'è vero che poi muoiono di dissenteria. Non sono neanche capaci a scegliere l'acqua minerale al supermercato. Barbari!
Cosa ci fa suppore che un uomo che vive nella miseria sia disposto a continuare a vivere in una regola dettata da chi ha l'eccesso (perchè anche durante la crisi economica, noi siamo all'eccesso)?
Le soluzioni possono essere: erigere muri tra me e i miseri (i muri proteggono dai barbari, ma mi impediscono di vedere e di muovermi. E i barbari restano dietro al muro, irrisolti). Oppure "si prende atto", come dicono i politici, e si pensa a soluzioni di ampio respiro e di lungo periodo, tamponando l'emergenza alla meno peggio.
Oppure... Oppure vivacchiamo. E i politici quando si presenta il problema su scala impressionante (come fra poco) ci mostreranno i loro sforzi per rendere più sicure le strade, per consentirci di mangiare il nostro pollo arrosto in faccia ai morti di fame.


